londra
parigi new york
Una luce
assassina s’infrange di fronte alla porta oltre la quale siamo
e la
nostra vita prende forme inaspettate.
Bolle
d’aria, licheni (metà alga, metà fungo)
s’incollano alla pelle sotto forma di
quanti anni abbiamo
e si
dividono di nuovo realmente dalle cellule cancerogene.
Viene
la notte, per bambini e cercatori di vene
per donne e bambini.
Il
cervello di oro, i polmoni di zolfo
rallentano.
Il neon bianco, lattiginoso scorre su palazzi e orbite.
La follia
e la
felicità del perire – un disegno in un WC, un’auto importata.
La
maturità e la vita, vale a dire
molto
più sudore e molti più preservativi.
La
rete fitta di nervi
precipitata
sulla città, sempre più sottile.
Sul
mio pacco di sigarette c’è scritto londra parigi new york
ma
nel mio cuore c’è scritto romania
una lanugine
storica a coprire le statue
un
testamento che di colpo ti fa
padrone dei tesori del mondo
una
maschera antigas solo e soltanto per me
(ma
non è niente
quando
invecchierò mi libererò
e
fino ad allora non è poi molto)
il
corpo è pesante ed aspro come una mano di sale
da
dove questo film di donna
di
adolescente in ritardo e morboso?
le
sigarette costose danno il rispetto per se stessi
il
pensiero che posso cambiare la mia vita,
che
posso farla complicata
come
il bilancio di un’azienda prospera
produttiva
e utile come una trebbiatrice
di
fronte a me la Stazione centrale scintilla nella notte
una
fortezza protetta come in “sobieski e i romeni”
dice
uno e tutto cambia
di
colpo, come dopo un bagno di acido rivelatore
perché
si sta male, davvero male
perché
da un po’ non se ne può più
perché
lo sapevo ma comunque non ho voluto crederci
perché
così.
ho
fumato tutte le sigarette e la mia carne è triste
anche
se inconsapevole come un cavallo portato al mattatoio
anche se ancora giovane
un
diesel in fiamme illumina il parco di fronte alla stazione
intorno
a lui si affollano i bambini di strada
guardandolo
come un’alta meraviglia.
I
cercatori di vene contano i soldi
fatti
cercando le vene
le
donne e i bambini dormono stretti uno nell’altro
come
piccole arachidi nel mezzo della notte.
E poi
piccoli gemiti che nessuno
può
fermare
e poi
le storie con réclame luminose e marciapiedi
distrutti
da un sorriso di donna
e poi
piccoli topi sulla retina
ad
aspettare la mattina e poi la notte
e poi la mattina e poi la notte
ma non è niente
quando
invecchierò mi libererò
e
fino ad allora non è poi molto.
[quando
non c’è più niente]
quando
non c’è più niente
e i
tram gocciolano d’alcool
così
vicino così vicino
allora
lascerò
il
mio cuore agli avventisti delle madri
e
agli studenti poveri
il
mio cuore ai pacifisti con gli occhi come il sole
il
mio cuore nero come un fiore di città
a
quelli prossimi e alle loro famiglie
alla
generazione beat ai bambini di strada ai punk del tnb
perché
lo mangino
fino
a farsi
come
petru groza.
[la
paura ci ha unito in uno solo]
la
paura ci ha unito in uno solo
la
paura delle talpe delle siringhe
di
quelli che ci obbligano a smettere fumare
paura
di lobotomia paura di paralisi
del
signor contabile
di
non crepare se non dopo i trent’anni
la
paura terribile di quelli che ci proteggono
paura
dell’uomo-uccello
paura
di bob di twin peaks
paura
donna con i capelli rossi con le mani rosse
con la barba rossa con
tacchi
alti e collant di lycra
che
si sfrega sulla zip dei tuoi jeans
che mi passa piano una mano tra i capelli
il
ragno vivo morto che esce da me
la
paura ci ha unito in uno solo
lungo
le unghie
uovo
con unghie
mirto
con unghie carnose
tu
vai oltre il ventre dei nostri giorni del
ghigno senza errore
tu sei
il mosto che cola dalle caviglie della camera
e la
piccola morte che batte i denti alla finestra.