martedì 12 febbraio 2013

 
fiori azzurri

non una carezza e fiori azzurri e non una parola. la mano crederà di sognare. la lingua dorme da nove anni tra le acque. fiori azzurri si spaventosi fiori azzurri e soprattutto non una parola: coltello accanto a coltello


preghiera all’incrocio delle strade

il mio sogno corre nella notte luminosa tra i sogni di questi uomini cattivi e buoni del villaggio seppellito nella luna. si ferma all’angolo della strada che porta ai campi. impara a difendersi da cani e passato e nelle acque del lago
canta con i pesci addormentati.
o se il mio sogno toccasse il sogno del vicino almeno la porta di casa sua almeno la bruma che si allontana dalla sua lampada  


prefazione

e dopo aver inventato la poesia in una camera clandestina nella profondità delle terre sterili – il coraggio e la forza (umana) si sono sciolti come vapore.

e qualcos’altro oltre al fatto che sono nato e che ho vissuto e che probabilmente morirò sussultando (cosa che d’altra parte ho voluto dire due anni fa e tre anni fa) per adesso, ahimè, non posso dire

perciò ritorno alla vecchia lingua: a cominciare proprio da questo istante. la attorciglio la accarezzo la colpisco con violenza. però i sintagmi strani in cui (si dice) riposa la mia anima come dentro una tana perduta non mi attraggono più. le dita sottili che scaveranno canali nei boschi e torneranno sempre lì e andranno pian piano in putrefazione? le dita sottili non mi turbano più 


shatov

hanno il loro mondo e il loro mondo mi dà la nausea
e anche con una lattina vuota di conserva in bocca sono pronto a urlare
e anche con una bomba nel midollo della colonna vertebrale sono pronto a urlare
che hanno il loro mondo e che il loro mondo mi dà la nausea

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