fiori azzurri
non
una carezza e fiori azzurri e non una parola. la mano crederà di sognare. la
lingua dorme da nove anni tra le acque. fiori azzurri si spaventosi fiori
azzurri e soprattutto non una parola: coltello accanto a coltello
preghiera all’incrocio
delle strade
il
mio sogno corre nella notte luminosa tra i sogni di questi uomini cattivi e
buoni del villaggio seppellito nella luna. si ferma all’angolo della strada che
porta ai campi. impara a difendersi da cani e passato e nelle acque del lago
canta
con i pesci addormentati.
o
se il mio sogno toccasse il sogno del vicino almeno la porta di casa sua almeno
la bruma che si allontana dalla sua lampada
prefazione
e dopo aver inventato la
poesia in una camera clandestina nella profondità delle terre sterili – il
coraggio e la forza (umana) si sono sciolti come vapore.
e qualcos’altro oltre al
fatto che sono nato e che ho vissuto e che probabilmente morirò sussultando
(cosa che d’altra parte ho voluto dire due anni fa e tre anni fa) per adesso,
ahimè, non posso dire
perciò ritorno alla vecchia
lingua: a cominciare proprio da questo istante. la attorciglio la accarezzo la
colpisco con violenza. però i sintagmi strani in cui (si dice) riposa la mia
anima come dentro una tana perduta non mi attraggono più. le dita sottili che
scaveranno canali nei boschi e torneranno sempre lì e andranno pian piano in
putrefazione? le dita sottili non mi turbano più
shatov
hanno
il loro mondo e il loro mondo mi dà la nausea
e
anche con una lattina vuota di conserva in bocca sono pronto a urlare
e
anche con una bomba nel midollo della colonna vertebrale sono pronto a urlare
che
hanno il loro mondo e che il loro mondo mi dà la nausea
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